Siracusa: “Corruzione al palazzo di giustizia”, lo spettacolo teatrale della Compagnia degli Umili
La Compagnia degli Umili, al suo secondo lavoro, questa volta si cimenta nella rappresentazione di un’opera di Ugo Betti, magistrato e drammaturgo del secolo scorso.
“Corruzione al palazzo di giustizia” è un dramma contemporaneo, che scruta con disincantata lucidità le relazioni fra la giustizia, il potere e la dignità dell’uomo.
L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili e l’evento dà diritto a quattro crediti formativi in materia obbligatoria per avvocati.
Personaggi ed interpreti:
Malgai, l’archivista – Patrizia Misseri
Erzi, l’inquisitore – Andrea Migneco
Bata, giudice – Rita Siringo
Persius, giudice – Agata Ingala
Maveri, giudice – Rita Cocciolo
Cust, giudice – Gabriella Mazzone
Vanan, il Presidente – Michele Consiglio
Elena, la figlia del presidente – Roberta Coffa
Un’infermiera – Marzia Gibilisco
Un funzionario – Giusy Lisi
Un usciere – Egizio Zaccaria
Regia di Glauco Reale
Musiche originali di Pietro Aglianò
Fotografia di Guido Gaudioso
con il patrocinio dell’Ordine degli Avvocati di Siracusa
Ragioni di una scelta.
La Compagnia degli Umili, che coinvolge nella esperienza della messa in scena avvocati e magistrati, rappresenterà il 12 gennaio 2019 al Teatro Comunale “Tina Di Lorenzo” di Noto, alla ripresa dell’attività giudiziaria, dopo la pausa delle festività natalizie, “Corruzione al Palazzo di Giustizia” di Ugo Betti.
In “Corruzione al Palazzo di Giustizia” Ugo Betti sonda i rapporti tra magistratura e politica, diritto e dignità umana in un perfetto equilibrio tra realismo e metafisica. In esso i fatti dolorosi ed abnormi che accadono, lo svolgimento stesso ad inchiesta, con la conseguente ricerca dei colpevoli, superano immediatamente i limiti della cronaca per assumere un evidente significato di denuncia nei riguardi della società e del malcostume contemporaneo. Un malessere questo che diventa tragico quando la corruzione investe l’apparato giudiziario.
Analoghe vicende hanno di recente colpito il nostro Tribunale con inchieste, indagini e processi che rischiano di dare al pubblico l’impressione che la corruzione ha generato ormai una metastasi nel corpo giudiziario. Ma se osserviamo che le inchieste, dovute alla reazione corale prima del foro e poi della quasi totalità dei Magistrati, che hanno avuto eco negli articoli di stampa di giornali liberi “da legacci”, dobbiamo prendere atto di una salvezza intervenuta grazie a quanti (e sono i più) lavorano con serietà all’interno del sistema giustizia, nonostante sia il nostro un luogo “sul quale piombano da tutte le parti ondate immense, spaventose: e cioè interessi implacabili, ricchezze sterminate, blocchi ferrei manovrati da uomini tremendi”.