Siracusa: Al Teatro comunale “Faust” di Vincenzo Pirrotta
Il mito dell’uomo assetato di scienza e bellezza ma anche di successo, che vende l’anima al diavolo, nei nostri giorni arriva al teatro comunale di Siracusa.
Vincenzo Pirrotta, con la produzione del Teatro Biondo di Palermo, porta in scena domani inizio alle ore 21.00 una rivisitazione del Dottor Faust di Marlowe (seconda metà del XVI secolo), prima potente incarnazione del mito faustiano.
Note d’autore e di regia
Il mio Faust si ispira a La tragica storia del Dottor Faust di Cristopher Marlowe, prima potente incarnazione del mito faustiano, assetato di scienza e di bellezza ma anche di successo. Faust è un ateo che sogna di farsi dio e per questo si vende al diavolo.
Nella mia trasposizione sono preponderanti due aspetti: la continua colluttazione tra Faust e la sua coscienza, che nell’opera di Marlowe è rappresentata dal contrasto tra l’angelo buono e l’angelo cattivo, e l’incontro con i vizi capitali. Se Marlowe descrive Faust come erede ribelle della Riforma e dell’Umanesimo, riassumendo in sé i laceranti scontri ideologici e morali dell’epoca elisabettiana, pur rispettando la sua struttura drammaturgica io mi spingo oltre immaginando un Faust dei nostri giorni, gonfio d’orgoglio e di disperazione. Ho cercato di capire quali strumenti utilizzerebbe oggi Mefistofele per conquistare le anime, concentrandomi non tanto sulla questione morale, quanto sull’omologazione e sullo svuotamento delle intelligenze che caratterizzano il nostro tempo.
La scena è disseminata di simboli nascosti, il cui significato non sarà mai svelato, che appartengono a una dimensione esoterica con la quale il personaggio di Faust intrattiene una relazione costante e conflittuale. Ho concepito questa discesa agli inferi del protagonista come una sorta di rituale, una liturgia che Faust celebra insieme a Mefistofele, ma della quale non è mai del tutto consapevole. Faust rappresenta, per me, il contrario del pensiero socratico: il suo è un delirio di onnipotenza, che lo porta a credere di aver raggiunto la conoscenza totale al punto di volersi spingere oltre, sconfinando dal fisico al metafisico, potremmo dire dalla fisica alla patafisica, per usare l’espressione di Jarry. Nell’illusione di poter raggiungere una conoscenza totale, offuscato da questo pensiero, Faust non si rende conto che si sta giocando la sua eternità, e quando se ne renderà conto sarà ormai troppo tardi.
Diversamente da Marlowe, nel quale è centrale la questione religiosa, a me interessa concentrarmi sulla storia di un singolo individuo, che però è il simbolo di tutta l’umanità. In tal senso, questa storia esemplare, che non ha nessun intento moralistico, è il ritratto dell’uomo contemporaneo, il racconto della sua mediocrità, dell’obnubilamento di fronte alla folle illusione di poter governare il mondo, che in realtà ci governa attraverso i suoi subdoli e pervasivi sistemi di controllo.