(Video) Penitenziario di Cavadonna: calci e pugni tra 100 detenuti, italiani contro extracomunitari
Calci e pugni tra circa 100 detenuti, italiani contro extracomunitari per motivi ancora da accertare. Una trentina di detenuti hanno fatto ricorso alle cure della locale infermeria del carcere siracusano, mentre per un detenuto si è reso necessario ricorrere alle cure dell’Umberto Primo di Siracusa. Il tempestivo intervento degli altri agenti in servizio nel penitenziario di Cavadonna ha scongiurato che la situazione potesse degenerare, il tutto grazie alla professionalità che colma le lacune dell’Amministrazione centrale, la quale pensa ad aprire nuovi padiglioni senza personale. Parecchi uomini in divisa hanno riportato contusioni ed escoriazioni in diverse parti del corpo. ” Quanto accaduto – dice il vicesegretario del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Sebastiano Bongiovanni – conferma la situazione allarmante delle nostre carceri. Fatti del genere sono ormai all’ordine del giorno e a farne le spese è sempre e solo il personale che lavora nelle strutture penitenziarie che risulta essere in costante pericolo. L’aggressione verificatasi questa mattina – continua – è inaccettabile e meriterebbe risposte immediate da parte dell’amministrazione penitenziaria la quale dovrebbe adoperarsi affinchè vengano rispettate le norme sulla sicurezza e tutela del personale e smetterla di pensare a trovate ridicole come quella della “Sorveglianza dinamica” che vedrebbe un operatore di polizia controllare anche più di 100 detenuti, assurdo tutto ciò, la dimostrazione ancora una volta è quella accaduta adesso che etichetta un’Amministrazione Penitenziaria, fuori controllo e inadeguata che non fa che aggravare la situazione della Polizia Penitenziaria. Il SAPPE, ha sempre sostenuto che l’Amministrazione centrale debba affrontare con equilibrio il sovraffollamento e la grave carenza che affligge il Corpo, tenendo in giusta e pari considerazione l’uomo agente quanto l’uomo detenuto e senza dimenticare che, tale dimensione particolare della vita, quella relativa alla sicurezza del nostro Paese, appartiene a tutti in quanto, appunto, interessa tutti gli uomini della collettività. Credo sia pleonastico – ha concluso Bongiovanni – pensare ad un miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro degli agenti di polizia penitenziaria senza migliorare le condizioni relative ai detenuti e viceversa”.
Ilaria Greco
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