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Pachino riscopre Vitaliano Brancati con ospiti illustri come Massimo Giletti e Corradino Mineo

Pachino 20 Maggio 2015. Un evento per raccontare uno dei cittadini più illustri di Pachino ed anche un evento per riscoprire la scrittura e il giornalismo. E un evento dai toni importanti e dagli ospiti illustri, così come il nome di Vitaliano Brancati impone. Si tratta del Festival Brancatiano, organizzato dall’amministrazione comunale di Pachino in collaborazione, col Consorzio Igp “pomodoro di Pachino” e le associazioni “Vitaliano Brancati” e “Dante Alighieri”. Inaugurato oggi con una giornata di studi, il Festival proseguirà fino al 23 maggio, giornata dedicata alla quinta edizione del premio giornalistico internazionale dedicato alla memoria dello scrittore e che quest’anno vedrà premiati i giornalisti Massimo Giletti, Corradino Mineo, Ettore Boffano e Tonia Cartolano. All’evento di questa mattina, coordinato dall’assessore alla Cultura, Gisella Calì e che si è svolto tra il cineteatro Politeama e l’ex palmento di Rudinì a Marzamemi, sono intervenuti la figlia dello scrittore, Antonia Brancati, e alcuni tra i più autorevoli studiosi siciliani che hanno parlato della figura di Vitaliano Brancati. «In un momento di grandi difficoltà – ha dichiarato Sarah Zappulla Muscarà, dell’università di Catania -e di crisi economica, etica e di valori, ritengo sia importante che una comunità pensi a valorizzare e fare conoscere alle nuove generazioni i suoi figli illustri. Solo chi ha memoria del proprio passato ha diritto al futuro». La vita e le opere dello scrittore nato a Pachino sono state messe sotto la lente di ingrandimento dagli studiosi, che hanno sfatato falsi miti e raccontato un Brancati sconosciuto. «Falsa la leggenda – ha raccontato Grazia Sena – che Brancati avesse scelto di rinunciare alla cittadinanza pachinese: era fortemente radicato nel territorio e legato alla sua città di nascita ed è facilmente riscontrabile nei suoi scritti e nell’importanza che ha dato a Pachino». Un “legame” rimarcato dalla scrittrice Silvana Grasso, che ha parlato di un rapporto dello scrittore col territorio natio che “non finisce mai”. E dall’analisi delle opere di Brancati emergono tanti spaccati della società del periodo. «Nel gallismo creato appositamente per i personaggi Brancatiani – ha spiegato la scrittrice Gloriana Orlando – ho evidenziato una questione di genere: la figura della donna nella Sicilia del tempo che rispecchia anche l’ideologia fascista. Una questione attuale, quella di genere, con l’Europa chiede a gran voce l’insegnamento della materia nelle scuole». Un Brancati che racconta il modo di essere siciliani, ne “Gli anni perduti”, di cui ha parlato lo scrittore Domenico Seminerio, il rapporto che ha avuto con la censura, soprattutto ne “La governante”. «Uno specchio fedele – ha sottolineto Enzo Zappulla, presidente dell’istituto Storia spettacolo siciliano – della situazione della censura in Italia che si pone ancora oggi, perché esiste». Il docente Lorenzo Perrona ha “ri-letto” Brancati «andando oltre il Brancatismo e scavando – ha detto – nelle cose importanti e vere che racconta» e Gaetano De Bernardis ha parlato di Brancati e il cinema. Insomma un Brancati “riscoperto”. Un Brancati che ancora una volta incanta i pachinesi e che ci fa sentire più siciliani. 

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