Moni Ovadia regista e protagonista della tragedia “Supplici”: “Uno spettacolo deflagrante tra sonorità e attualità”
“Il mio sarà uno spettacolo in musica con l’utilizzo di diverse lingue, il siciliano e il greco su tutte, e uno sguardo forte alla dimensione scura del Mediterraneo”. Moni Ovadia, regista della tragedia “Supplici” nell’ambito del cinquantunesimo ciclo di spettacoli classici in programma al Teatro Greco di Siracusa dal 15 maggio al 28 giugno ha effettuato questa mattina un sopralluogo per scoprire la grande cavea del Colle Temenite e iniziare a “disegnare” la messa in scena dell’opera di Eschilo. Ad accompagnare l’artista nel primo contatto con le pietre del Teatro Greco c’erano il sovrintendente della Fondazione Inda Gioacchino Lanza Tomasi, il componente del consiglio d’amministrazione Walter Pagliaro, lo scenografo Giovanni Carluccio e la costumista Elisa Savi.
“Userò il siciliano ma anche il greco – racconta Ovadia -. Gli attori utilizzeranno il greco di Eschilo ma nella pronuncia dei giorni nostri perché non dobbiamo dimenticare che si tratta del linguaggio della democrazia e che la Grecia, oggi un paese che soffre ed è martoriato, ha dato tantissimo a tutto il mondo. Ci saranno parti in italiano e sto pensando anche alla possibilità di introdurre qualche piccola parte in arabo”.
Moni Ovadia oltre a dirigere lo spettacolo sarà anche uno dei protagonisti perché interpreterà Pelasgo, re di Argo. Altra colonna portante dello spettacolo sarà invece Mario Incudine, cantautore ennese che curerà le musiche e sarà assistente alla regia e che il regista definisce “un giovane sapiente e un grande artista”. Proprio la musica sarà protagonista assoluta di una versione dell’opera di Eschilo che promette di regalare grandi emozioni. “Penso a uno spettacolo deflagrante – continua il regista –, a una tavolozza di suoni ed espressioni che si misceleranno tra loro all’interno di una rappresentazione tutta musicale”.
Ovadia, che ha fatto della lotta per la pace e il rispetto dei diritti umani una vera e propria missione, non dimentica poi di affrontare temi di grandi attualità. “Porteremo in scena una tragedia che parla di donne che rifiutano la prepotenza macista – racconta l’artista –, che rivendicano l’autonomia femminile davanti a uomini che cercano di prevaricarle. E racconta anche di un re che consulta il popolo in un’immagine di grande effetto. In questa terra, in Sicilia, parleremo di accoglienza e di libertà perché non c’è libertà se non si può accogliere e non c’è accoglienza senza libertà”.
L’ultimo pensiero è per l’esordio al Teatro Greco che emoziona anche un grandissimo artista come Moni Ovadia. “Per me sarà un enorme privilegio – ha confessato il regista – anche perché il teatro ci ricorda da dove veniamo e noi dobbiamo sempre mettere in conto le nostre radici perché senza di esse non siamo nulla, saremmo solo funzioni socio-economiche. Il teatro oggi resta il luogo dove si fa la vita, il luogo sacrale nel quale si affrontano le problematiche della vita”.