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Il dolmen di Avola: un monumento da valorizzare

Se si parla delle attrattive turistiche di Avola viene sempre in mente, dal punto di vista naturalistico, la spettacolare riserva di Cavagrande con i suoi meravigliosi laghetti, e dal punto di vista storico-architettonico la vecchia tonnara, gli edifici in stile Liberty e il famoso dolmen. Sì, c’è anche un dolmen ad Avola! Tutti lo sanno, se si va in giro a chiedere agli avolesi, anche quelli meno colti, sanno dell’esistenza di questo dolmen. Però se si va a fare domande un po’ più dettagliate, allora lì alcuni avolesi vanno in confusione. Ma non è questo il punto. La vera confusione arriva quando poi qualcuno, interessato all’archeologia o semplicemente per curiosità, decide di andare a visitarlo, questo famoso dolmen. Ebbene accade che, una volta giunti davanti all’insegna di colore marrone (che indica i siti di interesse archeologico e naturalistico) nulla appare all’orizzonte, se non folta vegetazione che cresce rigogliosa. “Ma allora il dolmen dov’è?”, si chiederebbe un turista giunto da molto lontano per visitarlo. “E’ lì”, risponderebbe l’avolese di turno indicando una certa direzione. Si cerca allora di scorgere qualcosa, capire se sia magari mimetizzato, o se si hanno problemi di vista, magari. No, la verità è che il dolmen non lo vedrete perchè è completamente coperto da alberi e piante e per poterlo raggiungere dovete fare un percorso tortuoso e accidentale, superare ruscelli, mantenere l’equilibrio sulle pietre e rischiare perfino di strapparvi una camicia (consigliamo di non andare con il vestito della domenica!). In realtà l’ultima volta che siamo andati a vedere la situazione (venerdì scorso) abbiamo notato con sorpresa che sì, be, qualcosa è cambiato, sono stati quantomeno tagliati gli alberi che ne impedivano il passaggio. Ci siamo infatti giusto giusto trovati mentre gli operai della forestale avevano da poco finito il lavoro e stavano andando via. Ovviamente abbiamo anche approfittato per fare un’intervista. Ma, dopo un iniziale meraviglia e qualche secondo di felice illusione, avendo deciso di andare a vedere da vicino l’importante monumento archeologico, la scrivente e il cameraman hanno dovuto superare non pochi ostacoli e diverse difficoltà.  Oltre ad un pendio coperto di fango, che stava per farci scivolare e avrebbe potuto arrecare certamente seri danni, abbiamo dovuto, con non poche difficoltà,  superare il ruscello saltando da una pietra all’altra, e ancora sterpaglie, fango e quant’altro. Il nostro servizio è andato in onda nel tg di giorno 30 ottobre e presto verrà caricato anche sul nostro sito internet.

Insomma, è evidente che questo importante monumento archeologico versa in uno stato di totale abbandono. Basterebbe, oltre a tenere sempre curata la vegetazione, fare un sentiero e magari (perchè no) mettere un cartello esplicativo per spiegare cos’è, perchè è lì, a cosa serviva.

Basta davvero poco!

Ma di cosa si tratta in particolare?

Il monumento, scoperto nel 1961 in contrada Borgellusa, di fronte all’ospedale,  appartiene al periodo siculo. Si tratta di uno dei pochi edifici megalitici presenti attualmente in Sicilia. Ad oggi ne sono stati scoperti solo 5: oltre a quello di Avola ce n’è uno a Monte Bubbonia (una collina nei dintorni di Mazzarino)  a Butera, in località Piano Fiera; a “Cava dei Servi” (Ragusa) e a “Cava Lazzaro” (a Rosolini).

Ma quello di Avola presenta delle caratteristiche che lo rendono ancora più particolare e raro. L’edificio, costituito apparentemente da una enorme tavola che poggia su due pilastri, in realtà è stato modellato seguendo il profilo naturale della roccia, tanto da valergli l’appellativo di pseudo-dolmen. Gli interventi umani sono visibili sia nell’ampliamento che nella geometrizzazione della cavità, oltre che nella forma conferita ai due piedritti laterali. Il pavimento dell’area interna del monumento fu realizzato asportando i materiali arenitico-sabbiosi sottostanti, seguendo la superficie di stratificazione inferiore.

Potremmo parlare all’infinito di questo monumento, perché sono tante le caratteristiche che lo contraddistinguono e i confronti che si potrebbero fare con altri edifici megalitici dell’Eneolitico e del Bronzo antico e medio (soprattutto presenti in Sicilia, in Sardegna e nel Salento). Ma non è questo il luogo e l’occasione adatta. Qui vogliamo semplicemente fare un appello a chi di dovere affinché il monumento venga valorizzato come  merita e affinché si permetta alle persone del posto e ai turisti di visitarlo senza fare salti mortali e acrobazie da circo.

D’altra parte siamo giornalisti, questo solo possiamo fare. Ad altri, adesso, il compito di provvedere a dare anima e valore al Dolmen di Avola, per troppo tempo bistrattato e dimenticato.

Ilaria Greco

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