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Creditori del gruppo CMC per le opere pubbliche in Sicilia, domani Musumeci al Ministero delle infrastrutture

Un piccolo spiraglio si è aperto nella vertenza delle 100 imprese siciliane creditrici della Cmc di Ravenna e dei 2.500 dipendenti senza stipendio né tutele, al termine della manifestazione di protesta di questa mattina a Catania davanti alla sede di rappresentanza della Regione siciliana.

L’assessore alla Salute, Ruggero Razza, ricevendo una delegazione, ha annunciato che il governatore Nello Musumeci sarà domani a Roma al ministero delle Infrastrutture, dove spera di essere ricevuto anche dal ministro Danilo Toninelli, mentre a Palermo l’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone, riceverà le imprese.

“Il governo regionale – riferisce il Comitato creditori Cmc – conferma di avere individuato delle risorse con cui pagare crediti delle imprese affidatarie della Cmc, ma per utilizzarle occorre una norma nazionale che ne autorizzi la variazione d’uso. Il governo regionale sostiene che, così come accade a noi imprenditori, già da un mese chiede di essere ricevuto dall’Esecutivo nazionale per affrontare questa emergenza, senza avere però ricevuto ancora una risposta”.

“Bisogna chiarire una volta per tutte – conclude il Comitato – al governo nazionale così come al deputato nazionale del M5s, Adriano Varrica, che ne ha sottolineato l’impegno, che una cosa sono i 185 dipendenti diretti della Cmc, ai quali l’intervento statale – è vero – ha garantito tutto, dagli stipendi alla cassa integrazione fino a tutte le altre tutele; altra cosa invece sono i 2.500 dipendenti delle imprese creditrici che hanno realizzato i lavori senza ricevere soldi per 20 mesi e dei quali nessuno finora si è occupato. Queste maestranze, che non sono di serie B, sono rimaste senza reddito e senza alcuna tutela. E’ inutile nascondersi dietro un dito: se a questa gente disperata non viene pagato quanto spetta per il pregresso, non gli si può chiedere di tornare al lavoro. Quindi il governo nazionale riceva la Regione e faccia qualcosa anche per noi, perché è interesse di tutti che i cantieri ripartano e che la Sicilia possa finalmente contare su queste infrastrutture strategiche per il proprio sviluppo”.

 

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