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Continuano operazioni di recupero salme dal peschereccio affondato il 18 aprile

Il 4 settembre scorso unità navali della Marina Militare italiana sono approdate nel porto di Augusta con a bordo ulteriori 60 salme recuperate dalla Marina Militare all’esterno del relitto del peschereccio affondato il 18 aprile 2015 in acque internazionali tra la Libia e l’Italia in cui morirono, si stima, oltre 700 migranti.
L’operazione fa seguito a quella svoltasi ai primi del mese di agosto scorso in relazione al recupero di 45 salme del medesimo naufragio, sottoposte ad attività necroscopiche all’interno di una struttura militare ove sono state installate le apparecchiature necessarie allo svolgimento degli esami medico-legali e successivamente tumulate a Catania, città nella quale nello scorso mese di luglio si sono svolte le attività necroscopiche relative alle prime 13 salme recuperate dalla Marina Militare.
Il recupero delle salme del naufragio del 18 aprile 2015, al di là dei profili connessi alle indagini condotte dalla Procura Distrettuale di Catania, è effettuato dalla Marina Militare su specifica delega della Presidenza del Consiglio dei ministri, che ha altresì affidato all’Ufficio del Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse il coordinamento delle attività finalizzate all’identificazione delle vittime di quell’immane tragedia.
Lo svolgimento delle complesse attività necroscopiche (estrazione del DNA, dati dentari, fisiognomici e ogni altro elemento riferito a connotati e contrassegni individualizzanti), che avranno inizio nei prossimi giorni, è affidato ad un team di esperti del Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense (LABANOF) dell’Università degli Studi di Milano ed integrato con esperti di medicina legale di Palermo, Catania e Messina e con operatori di Polizia Scientifica.
All’allestimento delle apparecchiature necessarie per gli esami medico-legali di specifico interesse hanno concorso oltre alla Marina Militare, che ha fornito tende refrigerate e la logistica di supporto, la CRI, che ha messo a disposizione un container refrigerato, e l’ASP di Siracusa, che ha assicurato la fornitura di tavoli e materiali operatori, oltre che la necessaria azione di sanificazione a conclusione dell’attività necroscopica.
La complessa attività è svolta, in sede locale, in un quadro di collaborazione tra Marisicilia e Prefettura di Siracusa.

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