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Barcellona: si conclude il campionato mondiale di Vela. Otto volante ritorna a casa

Bella esperienza per i due migranti giunti a Siracusa su un gommone. Grazie al campionato di vela che si è svolto a Barcellona hanno imparato a superare il trauma vissuto in mare.

SIRACUSA, 6 luglio 2015 – Con la cerimonia di chiusura e la premiazione degli equipaggi vincitori, si è concluso il mondiale di vela ORC World Championship 2015 che si è svolto a Barcellona dal 27 giugno al 4 luglio. Tra le barche in gara anche Ottovolante con il suo equipaggio formato dal comandante Fabio Santoro, da Moreno Boldini, Maurizio Mancuso, Dario D’Asaro, Michele Gallo, Gaetano Gibilisco, Angelica Gimondo e da due migranti, Muhamed Sabaly ed Elias Orjin. L’equipaggio siracusano, durante la cerimonia di chiusura del Campionato, ha ricevuto, da Joaquin Barenys, Vice presidente del Real Club Nautico de Barcelona e Presidente del Comitato Organizzatore del Mondiale 2015, un riconoscimento particolare.
“E’ stata per noi una bella opportunità avere tra i partecipanti, un equipaggio pieno di sensibilità e di umanità – ha detto Barenys – Da parte nostra un ringraziamento per quello che fate e per l’esempio di solidarietà che avete portato al mondiale”.

“Ottovolante ha voluto portare al mondiale un messaggio di fratellanza – ha dichiarato l’ideatrice di questa Traversata, Concetta Carbone – Abbiamo voluto dimostrare che il nostro mare, il mare Mediterraneo, è un mare di pace, di sport e di bellezza. Elias e Muhamed, accettando questa sfida, hanno vinto la paura per il mare. Ai membri dell’equipaggio, e non solo a loro, hanno insegnato che se si può stare in barca insieme, ancor di più lo si può fare nel mondo”. Anche per Elias e Muhamed si chiude, dunque, una settimana di regate, a stretto contatto con i compagni che loro da mesi chiamano “la nostra famiglia”. Ma prima di iniziare la competizione mondiale questi due giovani hanno affrontato una sfida ancora più grande: hanno voluto partecipare al trasferimento di Ottovolante da Siracusa a Barcellona. Settecentosessanta miglia, sei giorni di viaggio insieme a due skipper esperti, Moreno Boldini e Massimiliano Zangla, che hanno permesso ai due giovani migranti di affrontare la traversata con grande serenità.
“Il nostro rapporto con il mare – spiega Elias – oramai è completamente cambiato. Il lungo viaggio dalla Sicilia alla Spagna ha rimarginato vecchie ferite. I nostri compagni di viaggio ci hanno fatto vivere una condizione totalmente diversa dalle nostre esperienze precedenti. Il trasferimento della barca è stato impegnativo ma loro sono stati dei maestri eccezionali. Abbiamo pescato e cucinato insieme, fatto i turni durante la navigazione e collaborato in piena sintonia”.
Adesso si preparano a tornare in Sicilia, insieme al resto dell’equipaggio.
Elias Orjin, tra pochi giorni compirà ventisei anni. E’ nato a Kadjebi, in Ghana e da lì è fuggito alcuni anni fa. Ha tentato due volte di attraversare le acque che separano la Libia dalle coste siciliane. Nel 2011 era salito su un barcone che dopo poche ore di navigazione, al largo della Libia, iniziò a imbarcare acqua. La maggior parte dei suoi compagni di viaggio morirono annegati. Su 500 persone se ne salveranno solo 150. Elias è uno di questi.
Muhamed Sabaly di anni ne ha diciannove. Viene da Sarek Pate, un piccolo villaggio del Gambia. E’ giunto sulle coste siciliane con un barcone approdato a Siracusa il 28 settembre del 2013. Ha impiegato tre lunghi anni per arrivare in Libia: ha attraversato il Senegal, poi il Mali, il Burkina Faso, il Niger.
Elias è cristiano, Muhamed musulmano.

Adesso i due avranno un ricordo migliore del mare. Non luogo di morte ma mezzo di unione.

Ilaria Greco

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