Bancarotta fraudolenta aggravata a Catania, 2 arresti e 3 denunce. Sequestri per oltre 14 milioni di euro
I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno arrestato Giuseppe Rapisarda ed il figlio Vincenzo accusati di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, occultamento e distruzione di scritture contabili nonché di bancarotta fraudolenta aggravata.
Nella medesima operazione, predisposta dalla procura della Repubblica di Catania a 3 persone è stato notificato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria; si tratta di Riccardo Motta di 54 anni, Carmelo Falco di 50 anni e Francesco Cocuzza di 58 anni.
L’indagine trae origine dagli esiti di 5 verifiche fiscali eseguite dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Catania nei confronti della “R & R s.r.l.” e di altre imprese – indicate nello schema allegato al presente comunicato – che complessivamente avevano portato alla luce redditi non tassati per 6 milioni di euro, imposte non versate per un milione di euro e l’omessa applicazione di IVA per 3 milioni di euro. In estrema sintesi, la predetta società risultava aver utilizzato documenti contabili falsi (creati per frodare Fisco, imprese concorrenti e creditori) emessi da diverse società fittizie costituite ad hoc e gestite direttamente dalla famiglia Rapisarda.
I finanzieri hanno posto l’attenzione su fatture inerenti alla movimentazione di bancali, attività di trasporto e facchinaggio emesse a favore della “R & R s.r.l.” da un’impresa che, di fatto, per eseguirle non aveva alcuna struttura organizzativa né mezzi, né macchinari . Tali documenti, rispetto ai quali la società emittente non ha mai versato la relativa IVA, sono esclusivamente serviti alla “R & R s.r.l.” per accrescere in bilancio i crediti erariali. L’illecito modus operandi posto in essere dai Rapisarda attorno dalla “R & R s.r.l.” è consistito: nello spostare gli adempimenti giuridici relativi a prestazioni di lavoro dipendente sulle altre aziende “fantasma” che, poi, non hanno versato i relativi contributi previdenziali e assistenziali; nell’utilizzare il reticolo di imprese “cartiere” controllate sia per sgravare fiscalmente costi che la predetta società avrebbe dovuto sostenere quale “reale” datore di lavoro, sia per conseguire illeciti profitti per effetto della fittizia formazione di crediti IVA e dell’imputazione di costi commerciali mai sostenuti.