Le povertà si standardizzano, il cuore no! L’odierna sfida è rigenerare legami. Presentato il dossier povertà della Caritas
Le povertà si standardizzano, il cuore no! L’odierna sfida è rigenerare legami. Presentato il dossier povertà della Caritas
Modica, 19 dicembre 2015 – Rigenerare legami: è questo il motivo ricorrente e la prospettiva offerta in occasione della presentazione del Dossier sulle povertà 2015 della Caritas diocesana di Noto, ieri 18 dicembre presso la Scuola di servizio sociale F. S. D’Alcontres di Modica. Già nel saluto iniziale il direttore, Giampiero Saladino, aveva richiamato la necessità di superare l’assistenzialismo ed assolvere – soprattutto da parte del volontariato – quel ruolo di advocacy che attua l’articolo 3 della Costituzione, ritornato attuale per averlo citato nel suo discorso alla città il neoarcivescovo di Palermo, ma che è presente nella storia del patrimonio sociale del territorio quando – già negli anni Settanta del Novecento – si chiese a Modica, per gli anziani, non rette di ricovero ma assistenza domiciliare. Ed ora nel dossier Caritas, con dati provenienti da 5000 interventi di aiuto in un anno e da più di 200 percorsi di presa in carico da parte di Centri di ascolto e housing, si chiede di non fermarsi alla “pressione della povertà”, alla sua standardizzazione, alla crescita di italiani (5 a 1 in rapporto agli stranieri) che chiedono aiuto alle parrocchie, ma di saper “andare oltre”. Perché, se è vero che il primo bisogno appare quello economico (e quindi anche del lavoro), altrettanto vero è il fatto che emergono fragilità relazionali e bisogno di ascolto altrettanto rilevanti. Per questo le parole chiave diventano relazione, comunità, prospettiva. La parola relazione è stata raccontata in un video che riprende alcuni dei segni di condivisione, coesione sociale ed economia civile del territorio sostenuti dalla Fondazione di comunità Val di Noto. Relazione entro processi che impegnano ben oltre le risorse finanziarie e la semplice progettazione. Impegnano – come ha rilevato la prof.ssa Tiziana Tarsia dell’Università di Messina – a far crescere comunità, raccontando anche di una significativa esperienza di Reggio Calabria relativa alla formazione di artigiani della partecipazione. Per rilevare come, la comunità, non è un dato ovvio: perché ci sia un “territorio socialmente responsabile” occorre formare, formare cittadini capaci di diventare comunità, coinvolgendo veramente tutti. Ecco allora la necessità di una welfare generativo. Per questo – ha sottolineato la prof.ssa Matilde Sessa, vicedirettrice della scuola – diventa importante la professione dell’assistente sociale se capace di lavorare non solo su piani individualizzati ma su progetti ampi che richiedono coinvolgimenti. Positivo diventa – ha ancora detto – la contaminazione tra volontariato e professionalità per lo sguardo più ampio che questo permette. Un invito ulteriore a superare l’assistenzialismo, a favore di una presa in carico da parte di una comunità partecipe, è venuto da don Paolo Catinello (insieme a don Manlio Savarino assistente della Caritas diocesana). Aggiungendo come sia importante, di fronte alle difficoltà, «non lasciarsi cadere la braccia, ma rimboccarsi le maniche». E, nell’organizzare l’aiuto, mai dimenticare la tenerezza e sempre stringere alleanze nel bene. Nella logica – l’imminenza del Natale aiuta a ricordarlo – di un Dio che «non ha disdegnato il suo camminare per farsi prossimo all’umanità (Incarnazione)».